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Il consiglio Regionale chiede la rimozione di Lucia Lo Palo dalla presidenza di ARPA

16 Novembre 2023 by Legambiente Lombardia

Legambiente: “riportare al centro dell’agenda politica la crisi climatica in una regione strategica come la Lombardia”.

Passata con 37 voti favorevoli e 36 contrari la mozione al Consiglio Regionale Lombardo presentata dalle opposizioni, per chiedere alla Giunta di sollevare Lucia Lo Palo dalla sua carica di presidente ARPA.

“Le conclusioni del Consiglio Regionale indicano chiaramente come non ci sia più fiducia nell’attuale presidente di Arpa,” dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia. “Adesso è la Giunta a dover agire di conseguenza per tutelare Arpa e riportare al centro dell’agenda politica la crisi climatica in una regione strategica come la Lombardia”.

Legambiente, Cittadini per l’Aria e WWF Lombardia hanno presentato un esposto alla Corte dei Conti sulla nomina di Lo Palo.

Archiviato in:Comunicati Stampa

I cantieri della transizione ecologica arrivano in Lombardia per la XV tappa della campagna nazionale di Legambiente dedicata agli esempi che servono al Paese e che meritano di essere replicati

15 Novembre 2023 by Legambiente Lombardia

L’esperienza innovativa del sistema di collettamento fognario e depurazione dei comuni di Gavardo, Villanuova sul Clisi e Vallio Terme (BS) di A2A Ciclo Idrico

Circa 9 milioni di litri/giorno di acqua disponibili per il riutilizzo agricolo hanno permesso ai tre comuni di uscire dall’infrazione europea

Legambiente: “L’Italia soffre della piaga deIla maladepurazione. nonostante i depuratori siano impianti strategici per la transizione ecologica. Si acceleri quindi il completamento dei lavori della rete impiantistica e fognaria, prevedendo più risorse, l’ammodernamento degli impianti di depurazione esistenti e il riutilizzo delle acque”

L’impianto A2A di Gavardo (BS)

Le acque reflue da problema a importate risorsa per la transizione ecologica, in grado di fornire acqua (sia per uso agricolo che per uso industriale), materie prime seconde ed energia rinnovabile. Specie in un Paese come l’Italia che da decenni soffre della brutta piaga della maladepurazione, su cui gravano quattro procedure di infrazione da parte dell’Europa per la mancata conformità alla Direttiva Acque Reflue (91/271/CEE) e che ha già pagato sanzioni pecuniarie per oltre 142 milioni di euro.

Un cambio di rotta urgente su cui torna ad accende i riflettori Legambiente, in occasione della XV tappa della campagna nazionale “I cantieri della transizione ecologica. Verso il XII congresso nazionale” dedicata alle buone pratiche che servono al Paese e che meritano di essere replicate, che ha fatto ritorno in Lombardia (dopo le tappe a Gavardo il 28 giugno e a Milano il 19 settembre) raccontando l’esperienza innovativa del Nuovo sistema di collettamento fognario e depurazione dei comuni di Gavardo, Villanuova sul Clisi e Vallio Terme (BS) di A2A Ciclo Idrico, il gestore del servizio idrico integrato dell’area.

Entrato in funzione dopo i lavori di ammodernamento a fine 2021, l’impianto rappresenta un esempio virtuoso di gestione razionale e sostenibile delle risorse idriche, tanto da aver permesso ai tre comuni bresciani (Gavardo, Villanuova sul Clisi e Vallio Terme) di uscire dall’infrazione europea (2014/2059) per l’insufficienza della capacità del depuratore esistente (10.000 Abitanti Equivalenti contro un bacino sotteso di più di 12.000 abitanti). Si tratta di uno degli 8 depuratori già entrati in funzione realizzati da A2A Ciclo Idrico (a cui si sommeranno 2 che saranno completati nei prossimi mesi) ed ha una capacità di trattamento di 36.000 Abitanti Equivalenti ed è dimensionato in modo da supportare lo sviluppo demografico al 2045. Con l’utilizzo a valle del processo di trattamento biologico di una sezione di filtrazione finale e disinfezione ad ultravioletti, l’impianto consente di reimmettere in ambiente circa 9 milioni di litri/giorno di acqua disponibile per il riutilizzo agricolo.

Parte dell’acqua depurata viene inoltre reimpiegata all’interno dell’impianto stesso, riducendo l’utilizzo di acqua potabile e consentendo un sistema circolare virtuoso. Inoltre, garantisce un abbattimento dei contaminanti presenti nei reflui superiori ai limiti prescritti dalla normativa vigente, riducendo il carico inquinante immesso dell’ambiente fluviale.


Altro aspetto importante è l’attenzione all’inserimento ambientale e al basso impatto paesaggistico che ha guidato la costruzione sia dell’impianto, costruito su tre livelli di quota seguendo il declivio della collina, sia dei locali tecnici, alcuni rivestiti da materiale simil-legno e tutti dotati di un sistema di aspirazione dell’aria che permette di evitare fuoriuscite di odori molesti.

Proprio dall’impianto, sede della conferenza stampa di tappa, Legambiente rilancia alcune proposte sul tema depurazione per la gestione sostenibile della risorsa idrica su cui l’Italia deve accelerare il passo: 1) il completamento della rete fognaria e la realizzazione di interventi volti alla separazione delle acque reflue civili da quelle industriali e di prima pioggia; 2) l’ammodernamento degli impianti di depurazione esistenti, puntando alla massimizzazione del riutilizzo delle acque reflue e a processi economia circolare applicati in tutte le fasi del ciclo di depurazione; 3) la costruzione di nuovi impianti dove mancano.

“Con la XV tappa della nostra campagna – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale Legambiente – ribadiamo l’urgenza di un cambio di passo da parte dell’Italia che porti a trasformare un problema in una straordinaria opportunità. In questo cambio di passo, infatti, i depuratori possono fornire acqua, materie prime seconde ed energia rinnovabile. L’Italia da decenni soffre della piaga della maladepurazione, come testimoniano ogni anno anche i dati delle nostre campagne Golette verde e Goletta dei laghi, con un tasso di conformità pari al 56%, al di sotto della media UE del 76%. Dopo l’elezione del nuovo Commissario straordinario unico per la depurazione, l’Italia vari al più presto un piano nazionale per la depurazione con il completamento veloce degli interventi sulla rete impiantisca e prevedendo più risorse rispetto alle poche messe a disposizione dal PNRR (circa 600 milioni). E si mettano in campo interventi concreti e innovativi, come quello al centro dell’iniziativa odierna, che si integrano a politiche climatiche lungimiranti che vedono protagonista la risorsa idrica”. 

“I depuratori sono oggi un’opportunità di sviluppo – aggiunge Tullio Montagnoli, AD di A2A Ciclo Idrico –. Quelli che erano semplici impianti di trattamento, sono infatti diventati impianti di recupero, in una logica di economia circolare. Un depuratore efficiente come quello di Gavardo trasforma i reflui in ingresso in acqua pulita, 9 milioni di litri al giorno, da riutilizzare in agricoltura, evitando così, dove possibile, il prelievo da corsi e bacini. Prelievi che rappresentano il 50% dell’acqua consumata in Italia. Ecco perché i depuratori sono essenziali per mitigare la crisi idrica del nostro Paese. Anche i fanghi che restano dal trattamento dei reflui vengono riutilizzati, trasformati in calore ed energia al Termoutilizzatore di Brescia, in un’ottica di circolarità. Non solo. L’impianto di Gavardo ha sostituito due depuratori ormai obsoleti, consentendo a tre Comuni bresciani di uscire dalle procedure di infrazione europee. Per superare le multe di Bruxelles negli ultimi anni sono stati realizzati da A2A Ciclo Idrico 8 depuratori, e due saranno pronti nei prossimi mesi, oltre a parecchi interventi di collettamento delle reti fognarie agli impianti stessi con un investimento di circa 110 milioni di euro. Con i nuovi impianti in corso di realizzazione contiamo di superare tutte le procedure di infrazione entro il 2026”.

Acque reflue: un potenziale enorme. Il riutilizzo dell’acqua opportunamente trattata dagli impianti di depurazione è stato identificato come un’alternativa affidabile per l’approvvigionamento idrico per vari scopi, come l’irrigazione agricola, l’uso industriale o la ricarica delle falde acquifere, come ricorda Legambiente nel report “Accelerare il cambiamento: la sfida dell’acqua passa dalle città”. A confermare questo è potenziale enorme l’indagine “Il riutilizzo delle acque reflue in Italia” di Utilitalia (Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche)  che sostiene che il riuso delle acque reflue depurate in agricoltura ha un potenziale di 9 miliardi di metri cubi all’anno – l’acqua che esce dai depuratori – ma in Italia viene sfruttato solo per il 5% (475 milioni di metri cubi) a causa di limiti normativi, pregiudizi degli agricoltori e una governance non ancora ben definita.

Le procedure d’infrazione. Quattro, sino ad oggi, le procedure d’infrazione a carico dell’Italia per la mancata conformità alla Direttiva Acque Reflue (91/271/CEE): mentre l’ultima (2017/2181) è ancora in fase di istruttoria, le prime tre sono già sfociate in sentenza di condanna e in particolare la prima, risalente al 2004, è giunta fino alla sanzione pecuniaria. L’ultimo segnale dalla Commissione europea arriva il primo giugno scorso, con il nuovo deferimento alla Corte di Giustizia europea a causa dei ritardi nell’adempimento della sentenza della Corte del 2014 (relativa alla seconda procedura di infrazione, del 2009). Dei 41 agglomerati oggetto della sentenza ne restano 5 ancora non conformi (4 in Sicilia e 1 in Valle d’Aosta).

I cantieri della transizione ecologica. La campagna, partita a maggio, è un viaggio itinerante lungo la Penisola per raccontare, tappa dopo tappa, cantieri, progetti ed esperienze che vanno nella giusta direzione della transizione ecologica ed energetica e che potranno portare importanti benefici in termini ambientali, occupazionali ed economici. Progetti che meritano di essere replicati e raccontanti anche sul sito cantieridellatransizione.legambiente.it con schede, approfondimenti, foto e video. In occasione del XII congresso nazionale di Legambiente in programma l’1,2 e 3 dicembre a Roma all’Auditorium Massimo, verrà presentato il report finale della campagna.

Archiviato in:Comunicati Stampa Contrassegnato con: Biodiversità, Inquinamento, Natura, sostenibilità

Greco 100 e più

7 Novembre 2023 by Legambiente Lombardia

Domenica 12 novembre 2023 dalle ore 10.00 alle ore 18.00

un evento di festa nella Piazza di Greco e nella via pedonale Carlo Conti con stand informativi, spazi culturali e sportivi, giochi e musica il tutto all’insegna del vivere a Greco, nella sua storia, nel suo quotidiano e in vista del suo futuro: GRECO 100 E PIÙ.

Vi aspettiamo!

L’iniziativa è realizzata dal Reteambiente Milano Circolo Legambiente, ABCittà, FAS – Associazione Gruppo Ferrante Aporti Sammartini, Comune di Milano – Municipio 2

in collaborazione con SOS Milano ODV, ASD Greco San Martino, Giardino BING, BiG, Orti di via Padova, Greco Positiva, Parrocchia San Martino in Greco | Asilo Nido Scuola El Mercatel Sulla Martesana Fondazione Carlo Perini, Consorzio Oikos

Domenica 12 novembre

10.00 – 18.00

Stand associazioni e realtà del quartiere

“El Mercatel” / a cura di Ass. Amici della Martesana

Postazioni di gioco per bambini e ragazzi

attività sportive – volley e ping pong / a cura di Fondazione Carlo Perini

Stand informativo progetti MAPSMI e Pedibus

10.00

Vista all’Antico Borgo di Greco / a cura di Fondazione Carlo Perini, partenza da Cassina de’ Pomm – iscrizioni a info@fondazioneperini.org

11.30 – 14.30

“A caccia del Black Carbon – giro nel quartiere con un ricercatore per misurare gli inquinanti nell’aria” / a cura di Università Statale, Università Bicocca e ABCittà (Ritrovo allo stand di MAPSMI)

12.00

Saluti istituzionali e esibizione Corpo Musicale di Crescenzago (Piazza Greco a conclusione della S. Messa delle ore 11)

14.00 – 17.00

Apertura giardino BING con taglio e distribuzione zucca (Via Rho, davanti al civico 3)

14.45

Tour di quartiere / a cura del Gruppo FAS (Ritrovo Via Sammartini ang, Via Bruschetti)

15.00

Inaugurazione e visite guidate alla Quadreria (Parrocchia San Martino)

15.30 – 18.00

Oratorio aperto con castagnata e cioccolata per tutti (parrocchia San Martino)

16.00

Visita guidata al Refettorio Ambrosiano (Piazza Greco)

16.00

Cantata popolare di gruppo in compagnia di Gole Critiche

Archiviato in:Eventi Contrassegnato con: Milano, Natura

Quando l’Avvocato dell’Atomo esonda insieme al Seveso, smarrendo del tutto la sua eventuale credibilità

6 Novembre 2023 by Legambiente Lombardia

L’account X di Luca Romano, ‘L’Avvocato dell’Atomo’

di Damiano Di Simine*

Con un articolo pubblicato il 5 novembre da «Today» il divulgatore scientifico Luca Romano, noto anche come Avvocato dell’Atomo, ha fornito un esempio di cosa non dovrebbe essere la divulgazione scientifica, trasformata per l’occasione in disinformata partigianeria.

Nel commentare l’esondazione del torrente Seveso e i recenti fatti alluvionali che hanno coinvolto la città di Milano, Romano se la prende con gli ambientalisti che, a suo dire, sarebbero niente po’ di meno che un cancro da estirpare per evitare che il Paese sprofondi nella melma. Parole che già di per sé sarebbero irricevibili. Come ambientalisti siamo però abituati ad essere additati come colpevoli delle condotte che in realtà denunciamo, e conseguentemente a replicare.

Caro Avvocato, devo svelarti che non siamo stati noi a ‘intubare’ quel torrente sotto la città di Milano, né a concedere decine di migliaia di permessi per costruire nel bacino del Seveso, né abbiamo redatto noi la pianificazione di quel territorio. Devo anche ricordarti che no, non siamo stati noi a collocare la fondazione della città di Milano su quelle rive. Non c’eravamo ancora, 2000 anni fa.

Fin qui, il nostro si limiterebbe a fare il verso ai tanti qualunquisti che, per avere un posto al sole sui media, sposano tesi strampalate pur di trovare improbabili colpevoli. Il problema è che Romano non conosce né l’argomento (del resto è un avvocato atomico, mica un idrologo), né il territorio di cui discetta, e lo si capisce benissimo anche dal fatto che, per pubblicare, egli abbia fatto un ‘ri-editing’ di un altro articolo, questo di taglio goliardico e non informativo, pubblicato mesi fa da «Il Foglio», a firma Jacopo Giliberto. Firmare un articolo non originale senza citare la fonte non si dovrebbe fare. Soprattutto, non senza averne prima verificato le informazioni.

Il divulgatore scientifico attribuisce al circolo Legambiente di Abbiategrasso la responsabilità del mancato raddoppio, fino al Ticino, del canale scolmatore delle piene, che dal Seveso corre fino al Fiume Azzurro. Lo scolmatore è un canale realizzato negli anni Cinquanta del secolo scorso per deviare le portate di piena del Seveso e di altri torrenti del Nord Milanese, opera risultata utilissima, ma divenuta rapidamente insufficiente a causa dell’urbanizzazione crescente dell’area metropolitana, e della conseguente crescita delle superfici impermeabilizzate da cemento e asfalto.

Il dibattito sul raddoppio di questo canale fu piuttosto vivace nei primi anni Duemila, tra fautori dell’opera e quanti invece erano preoccupati per il carico inquinante che si sarebbe riversato nel Ticino. Non fu però il nimby degli ambientalisti a bloccare il raddoppio, ma l’Autorità di Bacino, che riscontrò l’impraticabilità dell’opera, per ragioni di natura idraulica. E lo fece un decennio prima che il circolo Legambiente di Abbiategrasso, con un’azione di denuncia, portasse all’attenzione il problema causato dalle acque inquinate che dal canale (esistente) venivano riversate nel Ticino.

Luca Romano fa soprattutto trapelare la responsabilità di Legambiente e del nimby la colpa dei ritardi nella realizzazione delle vasche di esondazione del Seveso (il divulgatore non spiega neanche cosa sia nimby ai suoi lettori; in realtà, vedendola in modo positivo e non rancoroso, è un civilissimo dibattito pubblico, istituzionalmente presidiato dai tavoli del contratto di bacino del Seveso, e a cui partecipano anche i promotori delle opere).

Premesso che la discussione su questi progetti è sacrosanta, visto che si tratta di progetti impattanti, che cancellano le ultime aree verdi sopravvissute lungo il torrente più cementificato d’Italia, sopravvissute spesso anche grazie alla sopravvenuta istituzione di parchi regionali, e che i ritardi ci sono stati per motivi che prescindono da queste discussioni, preme qui far presente di cosa parliamo quando parliamo di vasche: tra un mese dovrebbero venire aperte le (discusse) vasche di Bresso: si tratta di un manufatto capace di contenere 250.000 mc d’acqua, opera sicuramente utile per mitigare gli effetti di violenti, ma localizzati, acquazzoni estivi. Non certo per eventi estesi all’intero bacino del torrente, come quello del 1° novembre scorso. La ragione è nei numeri: il nubifragio che ha colpito il bacino del Seveso ha portato ad un’onda di piena che ha portato all’esondazione di un volume di acqua nell’ordine dei 2 milioni di mc.

Nemmeno le altre opere contestate dai comitati, le vasche di Senago, con una capacità di 800.000 mc, avrebbero potuto gestire l’onda di piena, anche per il fatto di essere collocate ‘fuori linea’ (cioè a circa 5 km dal corso del Seveso) e dunque limitate dalla portata del canale adduttore (circa 70 mc/sec, meno della metà della portata di picco della piena).

Solo le Vasche di Varedo, con la loro capacità di oltre 2 milioni di mc, in area industriale dismessa e abbandonata da decenni, sarebbero risultate risolutive. Ma quelle vasche non sono certo bloccate da nimby o tantomeno da Legambiente che, al contrario, le chiede e le sollecita da tempo.

Stiamo parlando di un evento che, con una precipitazione media di 60-70 mm sull’intero bacino, può essere classificato tra i nubifragi, che si ripropongono mediamente ogni 3-4 anni, non certo ascrivibile tra gli eventi catastrofali. Per gli eventi di natura catastrofale non ci sono né vasche né canali scolmatori che tengano, quando il torrente scorre intubato nel sottosuolo milanese in un condotto che porta un massimo di 40 mc/sec.


Se c’è un cancro di cui il Paese si deve disfare, è quello di chi, spacciandosi per divulgatore scientifico, in realtà è capace solo di sviluppare artefatti narrativi rispondenti a meschini scopi di propaganda e irresponsabile disinformazione.

*Responsabile scientifico di Legambiente Lombardia

Archiviato in:Dossier Contrassegnato con: acqua, avvocato dell'atomo, damiano di simine, direttiva Seveso, esondazioni, Legambiente, luca romano, seveso, vasche di laminazione

Impianto biometano A2A nell’area Martesana: Legambiente chiede collaborazione tra enti territoriali e azienda per trovare località ottimali

6 Novembre 2023 by Legambiente Lombardia

ph: © European Union

Oggi si è svolto l’incontro tra A2A e Legambiente Lombardia con il coordinamento dei circoli Legambiente Adda-Martesana, relativamente al progetto di impianto per la produzione di biometano, previsto a Gorgonzola. Il biometano, importante prodotto dell’economia circolare, sarebbe prodotto a partire da liquami zootecnici e sottoprodotti alimentari delle aziende del territorio. L’incontro è servito a chiarire quali saranno le specifiche dell’impianto produttivo – che occuperà una superficie di ca. 30.000 mq, su cui saranno realizzate 7 unità di digestione anaerobica (le cosiddette ‘campane‘) per trattare circa 70.000 tonnellate annue di matrici organiche prodotte dalle aziende agricole e alimentari del circondario.

“Il sistema agricolo e alimentare della Lombardia richiedono impianti e tecnologie che, come avviene con la produzione di biometano, permettano di ridurre le emissioni inquinanti dell’agricoltura e riutilizzare in modo efficiente i nutrienti contenuti negli effluenti zootecnici, il cui spandimento è causa di inquinamento atmosferico e idrico,” hanno dichiarato Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia, e Giuseppe Moretti, coordinatore di Legambiente Adda-Martesana, uscendo dall’incontro. “Sicuramente l’impianto in oggetto risponde ai requisiti della transizione ecologica. Quello che auspichiamo è però che simili installazioni possano atterrare in aree che non determinino consumo di suolo agricolo: per questo è indispensabile che tra privati ed enti territoriali si attivino le più opportune sinergie, per individuare localizzazioni che consentano di sviluppare i cantieri della transizione ecologica senza per questo consumare territorio.”

Archiviato in:Comunicati Stampa Contrassegnato con: A2A, biogas, economia circolare, gorgonzola, riciclo, sostenibilità

Silenzio-assenso della giunta regionale e del presidente Fontana sulle gravi dichiarazioni pubbliche di Lucia Lo Palo, presidente di ARPA Lombardia

4 Novembre 2023 by Legambiente Lombardia

Legambiente: “Preoccupazione sempre maggiore per le politiche ambientali lombarde, la presidente di ARPA è inadeguata al ruolo che ricopre”

Lucia Lo Palo ospite di Primo Piano – Italpress, Milano, 3 novembre 2023

ARPA Lombardia riempie le cronache nazionali, ma non è per un risultato positivo raggiunto da questa importante istituzione. Si tratta invece delle incredibili dichiarazioni di Lucia Lo Palo rese a Italpress dalla neoeletta presidente dell’Agenzia, dichiarazioni alle quali si è purtroppo abituati in ambito di social media e chiacchiere da bar, meno quando si tratta di responsabilità istituzionali come queste.

Dopo aver distinto il cambiamento climatico dall’inquinamento, Lo Palo ha risposto a una domanda diretta del giornalista: “Io non credo che il cambiamento climatico sia frutto dell’uomo, no”, precisando poi che “frutto dell’uomo è la mala gestione della qualità dell’ambiente.”

La Lombardia vede proprio in questi giorni le conseguenze di eventi meteo che non lasciano dubbi sia sulle cause degli eventi estremi sia sulla mala gestione; parlano anche chiaro le ormai numerose procedure di infrazione europee, mai accolte con responsabilità dalla Giunta Regionale.

“Gravi le dichiarazioni della Presidente di Arpa Lombardia, una persona con importanti responsabilità proprio sui problemi di cui parla in modo sbagliato e irresponsabile,” commenta Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia. “Di fronte a una sempre maggiore preoccupazione per il futuro delle politiche ambientali lombarde non possiamo non chiederci se questa persona possa ancora restare alla presidenza di un ente così importante.”

Le dichiarazioni di Lo Palo svalutano prima di tutto l’Ente che rappresenta, gettando discredito sul lavoro positivo fatto da decenni dai suoi tecnici e dai suoi funzionari. È chiaro come sia la voce fuori controllo di una Regione sempre meno obbiettiva sulla crisi climatica, e come dietro le sue scelte in materia di politica ambientale si nascondano spesso opportunità politiche e interessi di parte.

Sempre secondo le dichiarazioni rese pubblicamente, un altro punto non meno inquietante è il programma formativo di Regione Lombardia, ‘Scuola Ambiente’, che dovrebbe “preparare e sensibilizzare in maniera massiva” giovani e cittadini alla “questione ambientale”. Viste le premesse, la preoccupazione per questa iniziativa è ancora più forte.

Archiviato in:Comunicati Stampa Contrassegnato con: arpa lombardia, Inquinamento, lucia lo palo, negazionismo, Regione Lombardia

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