Dopo nove anni di iter legale la sentenza del Consiglio di Stato dà ragione a Legambiente Lombardia
Legambiente: “Soddisfatti che siano state riconosciute le nostre ragioni ma rammaricati di come la politica tratti la cosa pubblica. Attendiamo la demolizione.”

Scarica questo comunicato stampa
I fatti risalgono al 2016, quando il Comune di Paratico rilasciava alla One Italy SRL l’autorizzazione paesaggistica e il permesso di costruire per la realizzazione, previa demolizione dell’ex piscina, di due medie strutture di vendita.
Legambiente Lombardia e il circolo Legambiente Basso Sebino, patrocinati dall’Avvocata Emanuela Beacco, hanno, insieme ad alcuni privati, hanno impugnato gli atti al TAR Brescia e poi al Consiglio di Stato per chiedere l’annullamento della variante urbanistica, del permesso di costruire e dell’autorizzazione paesaggistica.
Con sentenza del marzo 2019, il Consiglio di Stato ha annullato il permesso di costruire, l’autorizzazione paesaggistica e la variante, perché le norme dello strumento urbanistico vigenti non consentivano le destinazioni commerciali con medie strutture di vendita.
“Nonostante l’annullamento dei permessi, il Comune, dopo la sentenza, per preservare l’intervento edilizio, ha modificato il Piano delle Regole approvandouna seconda variante urbanistica,rilasciando un nuovo permesso di costruire con autorizzazione paesaggistica, costringendoci ad una nuova impugnazione,” chiariscono da Legambiente.
Questo secondo lungo contenzioso si è concluso con sentenza del 18 marzo 2024, che ha, per la seconda volta, annullato tutti gli atti, variante urbanistica inclusa. Dopo la sentenza del Consiglio di Stato, Legambiente ha inoltrato, a mezzo dell’avvocato, una diffida al Comune, chiedendo di darvi esecuzione.
Vista l’inerzia del Comune, che nel frattempo ha cercato di avviare una nuova variante per sanare le opere, Legambiente è stata costretta – per l’ennesima volta – a rivolgersi al Giudice amministrativo per chiedere “l’ottemperanza” del giudicato.
Finalmente, con questa sentenza del 27 giugno scorso il Consiglio di Stato mette un punto fermo sull’intera vicenda.
Ne consegue – si legge in motivazione – che, anche a prescindere dagli effetti della variante da ultimo approvata (che non può comunque sanare le opere già realizzate e i titoli già rilasciati), le opere eseguite in presenza di un titolo edilizio annullato non possono essere “sanate” – pertanto, recita il dispositivo – Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Seconda), accoglie il ricorso in ottemperanza e per l’effetto, assegna al Comune di Paratico il termine di novanta giorni dalla comunicazione o notificazione della presente sentenza per disporre la demolizione delle opere realizzate in forza del titolo edilizio annullato dalla sentenza n. 2613 del 2024.
“Dobbiamo ringraziare anche l’avvocata Emanuela Beacco se dopo nove anni di sentenze e ricorsi, la legalità è stata finalmente ristabilita,” commenta Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia. “Ci rammarichiamo che l’amministrazione comunale non si sia fermata, cercando una via d’uscita non perseguibile. Ora attendiamo la demolizione delle opere.”