Con l’azione della Procura il “discount immobiliare” alla milanese arriva al capolinea, lasciando capire dov’è il limite tra interesse pubblico e privato
Legambiente: “Qualità dello spazio pubblico, mitigazione della crisi climatica: Milano ha bisogno di benessere diffuso, con oggi il ‘modello Milano’ è finito.”

I sei arresti ordinati oggi sanciscono l’ultimo atto per l’aumento incontrollato degli interessi privati, a trazione immobiliare, visto a Milano negli ultimi dieci anni. Non resta che individuare e riparare gli effetti della deregulation dello spazio pubblico e della rigenerazione urbana nella città più europea d’Italia.
L’assunto era che i privati – gli “sviluppatori”, come si chiamano – dovessero avere meno vincoli e spese nelle loro proposte, rimuovendo di fatto le regole percepite come troppo rigorose imposte dalla legge. Anche a scapito dell’interesse pubblico.
Nel frattempo, la città ha cominciato a riflettere su cosa avesse realmente bisogno, soprattutto dopo la pandemia: la mitigazione degli effetti della crisi climatica, la protezione dagli eventi meteorologici estremi, uno spazio pubblico e servizi di qualità per tutte le età, le abilità e capacità di spesa.
Mentre il riassetto urbanistico della città mostrava una sua attrattiva, è emerso senza remore un profilo di “incontrollata espansione edilizia”, com’è stato definito, che arriva oggi al capolinea con l’azione della Guardia di Finanza.
“E’ un mesto tempo di attesa quello che da oggi vivrà la città di Milano,” commenta Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia. “Milano deve ora trovare i mezzi per un completo ripensamento delle sue funzioni e dei suoi protocolli, senza continuare a immaginarsi diversa da altri ambienti urbani. La partecipazione concessa ai cittadini e alle realtà associative nei processi trasformativi dovrà cambiare registro, se non vogliamo che episodi come questo si ripetano. Attendiamo che la magistratura faccia il suo corso e si accertino le responsabilità e l’eventuale danno anche economico.”