La ventilata contrazione dell’area protetta è un pericoloso precedente al quale si oppongono comitati e territori
Legambiente: “Comunità del Parco e Regione Lombardia provino a dimostrare di trovare soluzioni ai problemi, piuttosto che il contrario. Il Parco dell’Adamello ha bisogno di essere prima di tutto compreso, piuttosto che sottratto all’economia lombarda.”

È di ieri sera l’approvazione in Comunità Montana di Valle Camonica un documento che prevede, tra le altre cose, anche l’ipotesi di restrizione dei confini del Parco dell’Adamello.
La Strategia Europea per la Biodiversità e conseguente Strategia italiana, che indicano l’obiettivo del 30% di superficie tutelata entro il 2030, pongono un ulteriore interrogativo: perché andare contro gli impegni assunti anche dal nostro Paese?
Le aree protette rappresentano un’opportunità, a patto di vederle centralmente in una strategia di sviluppo economico, che manca.
Il Consiglio regionale lombardo, anziché pretendere l’aumento delle aree protette nella regione e prevedere un ruolo strategico per i parchi, si mette nella posizione di andare contro le direttive europee in vigore, non ultima, la EU Nature Restoration Law, entrata in vigore neanche un anno fa.
Il conservatorismo della Lombardia arriva alle sue più incredibili conseguenze: per aprire alla speculazione si cancellano le vere opportunità economiche, aumentando i rischi per il territorio.
“È in atto un gioco pericoloso che rischia di massacrare il Parco e le sue tutele. Comunità Montana chiede oggi un tavolo con Regione quando in tutti questi anni non è stata in grado di garantire un’adeguata governance dell’ente, negoziando inoltre risorse e benefici per il territorio,” commenta Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia. “Le deroghe chieste sia in termini di allentamento delle tutele sia di semplificazione delle norme e, ancora di più, nell’ipotesi riperimetrazione, ci sembrano tutti modi per decretare un pericoloso liberi tutti speculativo e in barba alla salvaguardia della natura e della biodiversità. I parchi attivano soluzioni non problemi. Peccato che ancora oggi, con un clima che cambia e una montagna sempre più terra di opportunità per la pianura, non si riesca a comprendere la realtà.”