Nuovi capannoni industriali nelle aree agricole di Chiari: Legambiente contesta la decisione di derogare al piano urbanistico

Legambiente: “Occorre più rigore nell’interpretazione delle norme, le aree agricole non sono un discount di terreni edificabili!”

Il terreno interessato dal cambio di destinazione nel Comune di Chiari (BS) a Sud della Sandrini Metalli SpA a Chiari (BS) (ph.: elaborazione Legambiente da immagine © 2024 Airbus Maxar)

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Il Circolo Legambiente Chiariambiente-ovest bresciano APS e Legambiente Lombardia, con un esposto inviato al Comune di Chiari, ad ARPA Lombardia e alla Corte dei Conti, sono intervenuti nel procedimento che prevede il via libera ad una variante urbanistica per la realizzazione di un capannone della società Sandrini Metalli spa, azienda che ha i propri stabilimenti produttivi in Valle Camonica e che possiede anche un magazzino a Chiari. La Sandrini Metalli ha infatti presentato istanza al SUAP (Sportello Unico per le Attività Produttive) per realizzare un nuovo capannone finalizzato ad avviare una nuova produzione su un’ampia superficie agricola adiacente al capannone esistente.

Diverse le motivazioni con cui Legambiente contesta l’operato dell’amministrazione comunale clarense. A partire dall’aver sorvolato sul parere estremamente critico reso da ARPA Lombardia al rilascio dell’autorizzazione per l’insediamento di un nuovo Impianto produttivo definito “incompatibile ambientalmente”: si tratta infatti di una attività classificata “insalubre di prima classe” nonché a “Rischio di Incidente Rilevante” (R.I.R.) che si insedierebbe a poche centinaia di metri dal nuovo Polo Scolastico e da due quartieri residenziali.

La facoltà di attivare una variante in SUAP è inoltre legata alla necessità di ampliamento di una lavorazione che non può essere diversamente localizzata rispetto alla linea produttiva esistente: circostanza che in questo caso non è data, dal momento che siamo in presenza di una linea produttiva del tutto nuova.

Legambiente evidenzia inoltre possibili profili di danno erariale, dal momento che il Comune avrebbe accettato l’offerta di compensare gli oneri urbanistici dovuti con la cessione di un’area di ex cava, che però è gravata dalla presenza di rifiuti e terre di scavo, che richiederà un oneroso intervento di bonifica e ripristino per renderla idonea a destinazioni di verde pubblico. In sostanza, il comune si priva di una entrata economica per acquisire un bene che però rischia di trasformarsi in debito, senza benefici per i cittadini.

“Ancora una volta siamo di fronte ad un uso discrezionale di norme che prevedono misure derogatorie rispetto alla pianificazione edilizia comunale,” dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia. “Non è accettabile che il SUAP diventi il grimaldello con cui forzare ogni regola che, nel nostro ordinamento, presidia all’organizzazione e governo del territorio, e per dare il via libera alla crescita indiscriminata del consumo di suolo agricolo. Per questo siamo al fianco del circolo Legambiente di Chiari”

“Riteniamo inaccettabile l’idea di autorizzare un consumo di ben 70.000 mq di suolo con modalità semplificate, giustificandolo come necessità di espansione di una attività che nulla ha a che vedere con l’esistente,” dichiara Giuseppe Ramera, presidente del circolo Legambiente Chiariambiente-ovest bresciano APS. L’intervento prevede inoltre l’insediamento di una attività insalubre e pericolosa in un contesto urbanistico vulnerabile e non idoneo. Per questo confidiamo in un ripensamento da parte di una Amministrazione che si era impegnata a fermare il consumo di suolo nel nostro territorio!”

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