San Siro: si può fare rigenerazione urbana senza demolizioni, ma con opere di reale interesse pubblico

A conclusione del dibattito pubblico sullo stadio San Siro, Legambiente Lombardia esprime la propria contrarietà per un’operazione che, secondo l’associazione ambientalista, sempre più si allontana da ciò che vogliono i milanesi.

A prescindere dal destino dell’attuale stadio, che per quanto riguarda il Cigno Verde dovrebbe restare dov’è e com’è, Legambiente chiede si dia corso a un vero progetto di rigenerazione urbana che negli spazi adiacenti rispetti gli indirizzi municipali in fatto di ambiente, consumo di suolo e integrazione sociale e sia di reale interesse pubblico, non condizionato da inopportune minacce di abbandono del campo da gioco, per usare una perifrasi calcistica.

«L’attenzione torni sull’ambiente, non su opportunità immobiliari di dubbia efficacia- afferma Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia -Milano deve cogliere nei progetti urbani tutte le opportunità per rigenerare i suoli consumati e fare tesoro delle opportunità della transizione ecologica. Il Piano Aria Clima non deve essere travisato o peggio rimanere lettera morta, Milano deve decidere da che parte stare. San Siro può avere molti futuri, non necessariamente uno solo».

L’associazione sottolinea come le recenti dichiarazioni del Sindaco di Milano Giuseppe Sala sembrino andare in direzione opposta, con l’accettazione di un’unica alternativa percepita come obbligatoria, quando, su una questione così delicata, che va oltre il mero impianto sportivo, sarebbe utile una più ampia riflessione da parte dell’ente proprietario.

Nel merito, la proposta avanzata dalle due squadre ha computato lo stadio attuale nella superficie utile, rendendo così necessaria una variante al PGT, non prevista, così come appare incoerente con le disposizioni del Piano Aria Clima al capitolo riguardante l’urbanistica. Per quanto riguarda il verde, come ben si evidenzia dalla relazione dell’Ordine degli Agronomi di Milano, si è voluto dare un’immagine della sistemazione dell’intero comparto che non trova riscontro nei documenti né si è considerata la capacità di produrre servizi per l’ambiente sistemando l’esistente. Il verde previsto è spesso superficiale e a manutenzione intensiva, con scarso valore ecosistemico e di tutela della biodiversità. È inoltre da rilevare la mancanza di infrastrutture blu, con poca attenzione all’invarianza idraulica. Basse anche le aspettative di ribilanciamento modale in fatto di mobilità: secondo la proposta, la motorizzazione privata rimarrebbe al 50%, con oltre 3.500 posti auto disponibili.

Infine, la realtà sulla quale lo stadio insiste, il quartiere San Siro, è di per sé molto precaria in fatto di equilibrio sociale, con notevoli incognite sulle esclusività delle soluzioni proposte nei confronti delle categorie economiche e culturali meno agiate. Il progetto presentato, secondo Legambiente Lombardia, non pone le basi per una reale integrazione tra due realtà che oggi appaiono separate, dove le annunciate attività ludiche e sportive potrebbero riempire un vuoto solo se accompagnate da servizi essenziali in ambito sociale e culturale.

«La decisione della giunta e un programma di incontri illustrativi che ha scontentato la maggior parte dei portatori di interesse e delle realtà cittadine, avallano di fatto un progetto che mostra preoccupanti differenze tra i rendering visivi e la descrizione degli interventi, con legittimi dubbi su un ‘via libera’ a qualcosa che nessuno in realtà conosce» conclude Meggetto.

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