Quando scopri che la strada serve a tutti

Rigenerazione Stradale: le strade devono essere rigenerate per quello che dovranno finalmente essere, non comandate a bacchetta in modo ideologico per il disastro che sono.

Il tratto di SP32 dove è avvenuta la collisione mortale del 28 ottobre 2025 a Fenegrò (CO). Ph. © 2025 Airbus, Maxar Technologies

Di Federico Del Prete*

La collisione stradale che martedì 28 ottobre a Fenegrò (CO) ha ucciso Paolo Saibene, e messo una seria ipoteca sul benessere futuro di Josep Martinez, è emblematica per più di un motivo. Per cominciare, entrambi erano alla guida di un veicolo elettrico, uno dei tanti simboli della necessaria transizione energetica.

L’anziano ottantunenne con disabilità in pensione guidava un piccolo quadriciclo, mentre l’atletico ventisettenne un grosso SUV; il primo su una pista ciclabile, il secondo sulla carreggiata. La prima vittima era appunto una persona con disabilità, in pensione, mentre l’altra è uno sportivo professionista, nel pieno della sua carriera. Due età e abilità a confronto – in scontro, dovremmo dire – due motivazioni diverse per muoversi: il primo andava a lavorare, il secondo, a quanto pare, tornava a casa dopo aver comprato il giornale. Non ci interessa qui definire le responsabilità, la dinamica.

L’ennesima tragedia sulle strade lombarde suona ancora una volta l’allarme sulla qualità dello spazio pubblico per eccellenza, non solo in Lombardia. Non è un posto per vecchi, la strada, si direbbe parafrasando il titolo del celebre romanzo. La realtà è che le strade non sembrano lasciare posto per nessuno, vecchio o giovane che sia.

Quasi un anno fa avevamo scritto di un’altra tragedia, quella della quindicenne mantovana uccisa da una ventiseienne. In un altro post facevamo i macabri conti di quella tragica settimana lombarda, dove le vittime andavano dai quindici di Giorgia Coraini agli ottantasei anni di Odilia Viviani.

Ne scrivevamo così tanto perché in quei giorni, nel novembre dello scorso anno, il Senato votava la cosiddetta riforma del Codice della Strada, in realtà una delega al Ministero dei Trasporti per riscrivere questa legge fondamentale non solo per la sicurezza delle persone, ma anche, appunto, per la transizione energetica.

Proprio il ministro Salvini si era augurato che questo importante provvedimento potesse servire a fermare la strage dei giovani, “lo stramaledetto numero degli incidenti stradali, soprattutto tra i giovani tra 15 e 24 anni”, come aveva dichiarato. È sicuramente troppo presto aver sperato che pochi giorni fa potesse impedire la morte di Milena Marangon e Giorgia Cagliani, entrambe ventunenni, a Brivio (LC), lo scorso 20 settembre.

Non ci pare che stia andando bene, la riscrittura del Codice della Strada. Non solo perché ancora non se ne conoscono i termini e gli obiettivi, ma perché nel frattempo da parte del governo non ci sono appelli, indicazioni, misure provvisorie, provvedimenti emergenziali. L’Italia continua ad essere attraversata da tragedie come questa ogni giorno, altro che incidenti.

Molto anche su strade che non ti aspetteresti, perché periferiche, suburbane, di scorrimento. Dove chissà perché dovrebbero esserci solo veicoli a motore, e dove invece ci sono persone, magari con disabilità, o che semplicemente scendono da uno scuolabus. O che vanno in bicicletta. Che andavano a una festa di paese, come le due ventunenni lecchesi.

Le strade devono essere rigenerate per quello che dovranno finalmente essere, non comandate a bacchetta in modo ideologico per il disastro che sono. Se un luogo di relazioni che serve per andare a lavorare, a una festa, a comprare il giornale non è sicuro, non è certo con un alcoltest ex post che per magia il pensionato o la studentessa saranno certi di tornare a casa sani e salvi, o il calciatore di non avere la vita spezzata e doverla comunque vivere. Ci vuole politica, design, qualcosa dove in Italia siamo forti, ma dove anche ci vogliono le leggi affinché si riesca a fare, soprattutto se parliamo di strade.

Rigenerare le strade significa impedire che si possa, ad esempio, uccidere o morire per una stupida distrazione, e permettere che tutti i veicoli possano percorrerle in sicurezza sempre, con regole giuste per tutti, non con doppi standard. Significa, direbbe un ambientalista, ristabilire la biodiversità, mettere ovunque al centro le persone, non i veicoli, in questo nuovo Codice della Strada che tutti aspettiamo.

*Responsabile mobilità e spazio pubblico, Legambiente Lombardia.

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