Domani 24 maggio è la Giornata Europea dei Parchi 2025: le aree protette protagoniste della transizione ecologica

Prioritario aumentare le risorse per la creazione di nuovi parchi e per garantire la cura e tutela della flora e della fauna

Legambiente: “Non perdiamo più tempo, si lavori con cittadini, gli operatori economici e portatori di interesse locali per creare nuove aree protette e riserve naturali, istituendo grandi parchi metropolitani.”

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Un settore prioritario quello delle aree protette che, a partire dalla Strategia europea sulla biodiversità, per la quale occorre raggiungere entro il 2030 il 30% di zone protette di cui almeno un terzo sottoposte a tutela rigorosa (riserve naturali), accumula ritardi nella salvaguardia dei territori da tutelare. In Italia, infatti, con gli attuali tempi amministrativi passano in media sette-otto anni dall’approvazione della legge di Istituzione alla sua reale operatività. A questo ritmo, l’obiettivo europeo sarà forse raggiunto tra ottanta anni

Non è da meno il fronte regionale. La Lombardia non solo non ha ancora completato l’istituzione di parchi e riserve descritte nella Legge Regionale 86/83, ma i parchi attuali subiscono una pressione ormai costante per rivedere vincoli e confini. L’ultima in ordine di tempo, la richiesta di rivedere i confini del Parco regionale dell’Adamello facendo partire la tutela dai 1.600 mslm in su.

È lunga la lista di parchi e riserve in attesa di istituzione, alcuni fermi a causa di complessi iter amministrativi, altri richiesti da tempo dalle comunità locali o da associazioni. Importanti zone dal punto di vista naturalistico prive di tutela, come le aree dell’Oltrepò pavese, l’asta del fiume Po, le Alpi Retiche e le Alpi Lepontine, sono fondamentali per il completamento della Rete Ecologica Regionale.

Inoltre, la Legge regionale 28/2016  sulla riorganizzazione del sistema delle aree protette  regionali, non sembra aver raggiunto l’obiettivo di unificare territori omogenei rendendo più forti i parchi regionali. Una legge più che mai disattesa, che necessita di una profonda revisione.

Ad oggi, il sistema delle aree protette regionali copre il 32% della superficie lombarda. Considerato però che la maggior parte dei Parchi regionali non ha istituito il Parco Naturale, una forma di protezione integrale prevista per legge, la percentuale che realmente concorre a raggiungere gli obiettivi europei si riduce a circa il 16%.

“Se vogliamo far fronte alla crisi climatica dobbiamo aumentare le tutele delle aree protette e la cura della biodiversità,” dichiara Silvia Argentiero, responsabile aree protette Legambiente Lombardia. “Occorre ribaltare il paradigma che vede i Parchi come problemi e guardare invece alle opportunità che offrono, non solo per far fronte agli effetti della crisi climatica ma anche per migliorare la qualità della vita nei territori e nelle città, portare benessere e promuovere i temi della transizione ecologica. Vale per i territori alpini ma specialmente per le grandi città: occorre non perdere tempo e lavorare con i territori e gli stakeholder locali per unire, ove possibile, PLIS e Parchi Regionali, creando nuove aree protette e riserve naturali, istituendo grandi parchi metropolitani nelle province lombarde.”

Banco di prova sarà anche l’avvio della nuova governance del Parco Agricolo Sud Milano, scorporato dalla Città Metropolitana di Milano. Un parco fondamentale per una Milano a rischio per gli effetti della crisi climatica, che può inoltre valorizzare la sua anima agricola e ecologica, necessaria per tutelare il territorio metropolitano e per trovare nuove sinergie con il Parco Nord Milano.

LIFE NatConnect2030

Nell’ottica di lavorare “Insieme per la natura”, come da slogan lanciato quest’anno da EUROPARC Federation per la Giornata Europea dei Parchi, Legambiente Lombardia è partner del progetto LIFE NatConnect2030, Strategico per la Natura, finalizzato al raggiungimento degli obiettivi di conservazione della biodiversità. La prima azione lanciata sul territorio è “Custodi per la Biodiversità” volta a creare alleanze locali con associazioni, Enti Parco, Pubbliche Amministrazioni e cittadinanza, per coinvolgere le comunità che vivono il territorio, attivando anche quei soggetti che non hanno come scopo ultimo la tutela della natura e biodiversità.

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