La Lombardia con Veneto e Puglia tra le Regioni che presentano un maggior numero di siti destinati alle attività estrattive in Italia, in regione duecentottanta siti attivi e oltre tremila dismessi
I canoni estrattivi troppo obsoleti riducono del 50% gli introiti per l’economia regionale
Legambiente Lombardia: “Basta estrazioni indiscriminate e sottocosto, riciclo e riuso dei materiali entrino nella prassi di tutte le filiere, anche per l’edilizia valgono le opportunità della transizione ecologica: nuove norme possono portare più lavoro, più sostenibilità, più centri di produzione. Serve una forte attenzione alla tutela territoriale, anche attraverso interventi di ripristino delle cave attive e dei siti dismessi.”

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La Lombardia delle cave sotto la lente del dossier di Legambiente, che vede la regione in testa con Veneto e Puglia alle classifiche nazionali dei siti che estraggono materiali naturali per le costruzioni. La Lombardia spicca inoltre per le aree dove l’attività estrattiva è stata abbandonata, con un totale di 3.102 siti. La regione conta 280 cave in attività, comprese nei 412 siti che risultano autorizzati.
A fronte di questo intenso sfruttamento di risorse, che influisce sia sul paesaggio sia sulle emissioni inquinanti e climalteranti, il ricavo per le finanze pubbliche in quanto a canone dovuto è incredibilmente basso, legato com’è a criteri ormai obsoleti.
Il report di Legambiente mette in luce il mancato guadagno per l’economia regionale: se il canone fosse allineato al parametro utilizzato nel Regno Unito, preso ad esempio dal report (20% del prezzo di vendita del materiale), la Lombardia incasserebbe ca. € 19.380.000, a fronte di un introito attuale di € 8.160.000. Attualmente il canone è applicato sui metri cubi estratti.
I dati lombardi parlano anche di sicurezza sul lavoro, pensando al recentissimo (3 novembre u.s.) incidente di Nuvolera (BS), dov’è morto un operaio di trentuno anni, purtroppo solo ultimo di una serie di incidenti nel settore estrattivo della regione.
“L’attività estrattiva in Lombardia può e deve ridurre i suoi volumi, a vantaggio di filiere più sostenibili che possono riutilizzare materiali opportunamente ricavati da demolizioni selettive, una tecnica sulla quale serve più attenzione,” commenta Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia. “La regione manca di un piano cave e frammentare le regole tra le diverse provincie non contribuisce all’innovazione, pensando anche alle necessarie progettualità per le tante cave abbandonate.”






