Servono i sussidi per l’acquisto di biciclette?

La lettera di Legambiente Lombardia al giornalista autore di un articolo pubblicato sulla cronaca milanese del Corriere della Sera il 31 ottobre 2025, dove si riportava l’appello al governo di un costruttore veneto per ottenere sgravi fiscali per i consumatori.

di Federico Del Prete*

Uno storico negozio di biciclette a Milano (ph. Courtesy Rossignoli, Milano)

Buonasera Giuseppe,

ho letto con interesse il suo articolo sulla Wilier, meravigliandomi anzitutto (positivamente) che la posizione di questa importante azienda veneta fosse di interesse delle pagine milanesi del Corriere, poi che il sottotesto di questo posizionamento, espresso anche nel titolo, fosse la necessità di incentivare l’acquisto di biciclette da parte del governo – per superare una crisi molto pesante che attraversa il settore.

Più in generale, aggiungerei io, perché non si capisce il motivo per il quale la bicicletta non benefici di incentivi strutturati e ricorrenti, come succede a tutti gli altri veicoli. Al di là di qualsiasi crisi, ovviamente.

Dopodiché credo opportuno, in quanto esperto di ciclabilità a livello nazionale e responsabile di settore per Legambiente Lombardia, oltre che come pubblicista e ufficio stampa, commentare le dichiarazioni di Wilier, sperando di fare cosa utile per il futuro. Nell’articolo Wilier, come altri costruttori di identico spessore fanno nelle stesse condizioni, richiama i valori fondativi dell’azienda, ripercorrendo il proprio cursus honorum e la qualità intrinseca dei prodotti. Giusto: i brand italiani sono tra i più famosi nel mondo per storia e qualità, e infatti – a quel livello – esportano oltre l’80% della produzione.

Il sottotesto, come ho detto, sono però gli incentivi. Se si va sul sito web di Wilier, si fa fatica a trovare un aggancio con quel giusto richiamo a incentivare l’ecosostenibilità e la salute, con riflessi positivi sul sistema sanitario (cito). La magnifica produzione di Wilier è al 99% orientata allo sport e al tempo libero, alla ciclabilità ricreativa, come diciamo noi addetti ai lavori, non tanto a quella trasportistica. Faccia un giro sul sito web dell’azienda per credere. Non che la ricreativa non incida sui parametri citati, ma rispetto alla ciclabilità quotidiana ce ne passa, vorrà riconoscere. Altrimenti, tutti gli organismi internazionali che provano a promuovere la ciclabilità spingerebbero l’altra, non quest’ultima, come invece succede.

Dovremmo incentivare Wilier – o chi per lei? Sicuro, ma essendo soldi pubblici, capirà, sarebbe meglio che poi avessero un rientro certo, non ipotetico. In questo caso, legato ai parametri richiamati da Wilier e a quelli di decarbonizzazione del settore dei trasporti, che come saprà è molto indietro. Il più grande incentivo della storia a livello nazionale, forse anche internazionale, il Bonus Mobilità 2020, aveva stanziato € 200 Mln., senza però che l’acquisto fosse vincolato a biciclette in regola con il Codice della Strada. Ha capito bene: soldi pubblici, tanti, per qualcosa che ha inciso zero su qualsiasi parametro, primo tra tutti quello della sicurezza stradale, come si vede dal 2020 a questa parte.

Perché, se fossi un lavoratore vittima di mobility poverty, dovrei acquistare una bicicletta senza luci e catarifrangenti che costa quanto una macchina di seconda mano, quando avrei bisogno oltretutto di parafanghi, portapacchi, in generale di qualcosa di comodo e versatile tutti i giorni, per non parlare di antifurto, abbigliamento, formazione, etc.? Se Wilier volesse superare la crisi, dovrebbe andare dal governo non solo a chiedere incentivi all’acquisto dei propri prodotti, ma anche che si incentivi la ciclabilità quotidiana, trasportistica; impegnandosi, se non lo facesse già, a offrire opportune gamme di prodotto dedicate. Biciclette vere, non sogni. In modo da aprire un mercato, di cui ci sarebbe molto bisogno, soprattutto pensando ai giovani.

In altre parole: fossi il governo, non capirei perché incentivare un alto di gamma utile solo a buttarsi giù dalle montagne il fine settimana, per un’azienda che magari esporta la stragrande maggioranza della sua produzione. I produttori italiani famosi nel mondo come Wilier hanno mai fatto lobby su qualsiasi governo degli ultimi trenta anni per vendere prodotti davvero utili a incentivare l’ecosostenibilità e la salute, con riflessi positivi sul sistema sanitario? Non mi pare. Che lo faccia ora Wilier mi pare sì indicativo di una crisi reale, ma vista con la lente sbagliata.

*Responsabile mobilità e spazio pubblico, Legambiente Lombardia.

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