Apprezzabile il progetto di legge sul clima licenziato dalla giunta Regionale Lombarda, in una regione tra le più significative come impatto energetico ed emissivo in Italia.
Legambiente: “Accelerare sulla de-carbonizzazione del settore produttivo e di quello civile senza perdersi in fantasie fuori dalla storia.”

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Stop fossili / Start Rinnovabili è la petizione nazionale di Legambiente nell’ambito della campagna Change Climate Change per accelerare la transizione ecologica verde e fronteggiare l’emergenza climatica. Nonostante tutte le raccomandazioni della comunità scientifica, il governo Meloni vorrebbe trasformare l’Italia in un polo del gas: ad oggi sono circa centosettanta le infrastrutture a fonti fossili in valutazione al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Serve quindi un’inversione di rotta immediata: dobbiamo abbandonare definitamente gas, carbone e petrolio, senza sprecare più un euro per finanziare chi è causa del cambiamento climatico e ripartire da un nuovo modello energetico basato su energie rinnovabili ed efficienza energetica.
La Lombardia ha un importante impatto sui bilanci energetici ed emissivi nazionali, ma le attuali politiche industriali non riescono – con evidente imbarazzo dell’amministrazione – a soddisfare le richieste di energia a basso costo, più volte sollecitato dal settore produttivo, non solo lombardo.
Il progetto di legge sul clima espresso dalla Giunta Regionale è valido, con un approccio di regolazione e innovazione normativa necessario per attivare investimenti nei settori dell’efficienza energetica e della generazione rinnovabile, riducendo i costi e le dipendenze energetiche. Del tutto fuori luogo appaiono alcuni richiami ideologici, messi lì per ammiccare alle lobby fossili, ma lontani dalla dinamica di sviluppo che una regione come la Lombardia dovrebbe intraprendere e accompagnare.
Tra questi, il più sorprendente è il riferimento alla tecnologia nucleare che, a prescindere da altre valutazioni (non ultima che questa opzione, al momento, non appartiene al recinto di autonomia legislativa di una regione italiana), non considera che la filiera nucleare nel nostro Paese richiederebbe tempi tali da collocarla al di fuori dell’orizzonte temporale della decarbonizzazione (il 2050), quindi ad anni luce di distanza dalle esigenze delle utenze industriali e civili che oggi pagano costi energetici elevati e continuerebbero a pagarli per decenni ‘aspettando il Godot’ nucleare.
Quanto meno insolito è poi il riferimento alle tecnologie di sequestro e stoccaggio del carbonio che tanto piacciono agli inquinatori climatici, perché consentirebbero loro di guadagnare due volte, prima inquinando e poi stoccando carbonio. Si tratta di tecnologie che l’Europa prevede come strumento estremo per decarbonizzare settori ‘difficili’ per quanto riguarda l’accesso a fonti energetiche rinnovabili, a cui far ricorso solo se necessario e dopo aver attuato la transizione in tutti i settori, anche perché estremamente costose: non possono essere gli strumenti da mettere in campo da un piano che intende accompagnare l’innesco della transizione!
Deviare dalle priorità rischia di aumentare il deficit di competitività e promuovere la delocalizzazione di attività produttive al di fuori del territorio della Lombardia. Nonostante ciò, il piano spunta una valutazione complessivamente positiva.
“Il fatto che la Lombardia esprima in anticipo sulle altre regioni italiane una legge sul clima è certamente positivo,” commenta Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia. “Bisogna però ragionare bene sulle priorità più utili ad accelerare la transizione ecologica. Perdere tempo per lisciare il pelo alle lobby fossili e nucleari è un lusso che nessuno può più permettersi, dai cittadini alle imprese, oggi gli strumenti su cui investire sono prima di tutto le rinnovabili, gli investimenti sulle reti, gli stoccaggi e l’efficienza energetica, il resto sono chiacchiere che non servono a chi vive, lavora e investe in Lombardia.”