Sversamenti industriali nella Roggia Colturana: a oltre tre anni dalle prime segnalazioni poche certezze sull’attuale entità dell’inquinamento rilevato nella roggia irrigua a Colturano (MI).

L’Associazione Parco Sud Milano, Legambiente Lombardia e WWF Sud Milano scrivono ai Consiglieri di Città Metropolitana per superare le preoccupanti lungaggini che peggiorano le eventuali conseguenze negative dai campi agricoli irrigati per decenni con acque inquinate.

Le associazioni: “Una completa ed esauriente caratterizzazione dei terreni, ovvero le analisi per rilevare la presenza di eventuali inquinanti chimici, non è più procrastinabile”

La roggia Colturana invasa da inquinanti nel 2023 (ph. Associazione per il Parco Sud Milano)

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Con una comunicazione indirizzata in data odierna ai ventiquattro Consiglieri Metropolitani, l’Associazione Parco Sud Milano, Legambiente Lombardia e WWF Sud Milano chiedono chiarezza sul grave caso di inquinamento della roggia irrigua Colturana nel territorio del comune di Colturano, nel sud milanese.

Episodio grave, non solo per le conseguenze di avvelenamento da metalli pesanti e da altre sostanze industriali di un corso d’acqua utilizzato per l’irrigazione dei campi coltivati, ma anche perché il fatto si è protratto per decenni, con la latitanza di chi doveva controllare. Per almeno tre decenni, infatti, la quasi totalità delle oltre trenta aziende operanti nel polo industriale di Colturano hanno scaricato i liquami delle proprie lavorazioni industriali non al depuratore consortile di CAP, la controllata pubblica che opera nel ciclo delle acque, ma nella roggia che passa sotto i capannoni del Polo industriale.

Lo stato di inquinamento era ed è drammaticamente palese: nel febbraio 2022, su segnalazione dell’allora Assessore comunale all’Ambiente Christian Blundo e del gruppo di cittadini attivi denominato Sentinelle dell’Associazione Parco Sud, furono chiamate in zona le autorità di controllo preposte. Le GEV (Guardie Ecologiche Volontarie) verbalizzarono la “presenza di reflui maleodoranti e, in corrispondenza di un salto di quota, di schiuma di colore biancastro tendente al marrone/grigio”.

In questi tre anni, le associazioni scriventi hanno operato in spirito collaborativo per la soluzione del problema, riscontrando però un’inerzia totale da parte degli enti preposti, con negazioni, minimizzazioni e travisamento dei fatti (nelle comunicazioni ufficiali si parla di “scarichi abusivi civili”). Tre anni di contatti reiterati, assemblee, diffide e due esposti alla Procura della Repubblica.

Sopperendo alle inadempienze pubbliche, le associazioni sono giunte al punto di prelevare a loro spese, alla presenza di pubblici ufficiali, campioni di acque, fanghi e terreni agricoli, facendoli analizzare da un laboratorio chimico certificato e peritandoli tramite un consulente chimico forense accreditato: gli ampi sforamenti degli inquinanti rispetto ai limiti di legge sono quindi un dato incontrovertibile. Grazie a queste continue pressioni e all’azione della Magistratura, gli Enti pubblici sono ora riusciti a bloccare la quasi totalità degli scarichi nel corso d’acqua.

C’è però una ragione impellente per cui le associazioni ambientaliste continuano a rivolgersi alle istituzioni: non conoscere lo stato di contaminazione dei terreni significa mettere a rischio la salute di cittadini e consumatori.Nonostante le richieste, reiterate dall’ormai lontano dicembre 2022, né la proprietà dei terreni agricoli e del corso d’acqua (Istituti Milanesi Martinitt e Stelline e Pio Albergo Trivulzio) né gli Enti pubblici hanno proceduto alla caratterizzazione dei terreni. Il Sindaco di Colturano e altri Enti coinvolti, inoltre, non rispondono alle richieste ufficiali del settore rifiuti e bonifiche di Città Metropolitana.

“Amministratori pubblici ed Enti di controllo devono attivarsi, affinché si chiuda definitivamente questa scandalosa vicenda,” afferma Lorenzo Baio, vicepresidente di Legambiente Lombardia. “La Città Metropolitana si adoperi immediatamente per far eseguire la le analisi dei suoli agricoli coinvolti e dare garanzie ai cittadini.”

“Oltre trent’anni di sversamenti ininterrotti da parte di decine di realtà industriali hanno prodotto un danno all’ambiente del Sud Milano,” sottolinea Giorgio Bianchini, responsabile del WWF Sud Milanese. “Un ecosistema ricco di biodiversità ma estremamente sensibile all’inquinamento chimico continua ad essere minacciato.”

“È inconcepibile che alle porte di Milano il territorio non sia stato controllato per decenni,” dichiara Ruggero Rognoni, presidente dell’Associazione Parco Sud Milano. “La cancellazione di fatto del corpo delle Guardie Forestali e della Polizia Provinciale ha ulteriormente peggiorato la situazione”.

Le Associazioni vogliono infine rimarcare la difficoltà di incontrare di persona i Consiglieri di Città Metropolitana. Che ad anni dalla fine dell’emergenza Covid il Consiglio della metropoli milanese non si riunisca in presenza ma via web è un preoccupante segnale di distacco delle istituzioni dai cittadini, una lontananza che produce disaffezione.

Associazione per il Parco Sud Milano

Legambiente Lombardia

WWF Sud Milano-Martesana

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